Comunicare, esprimersi, essere informati: quello che un tempo era un privilegio per poche persone ricche e istruite, oggi è alla portata di tutti. La libera circolazione di notizie e la possibilità per tutti di esprimersi sono diventate le caratteristiche distintive delle società democratiche.
Da questo punto di vista, la rivoluzione informatica e la globalizzazione dell’informazione hanno aperto strade allo scambio di idee e di esperienze che prima non erano neanche immaginabili. Questo vale sia per i mezzi di comunicazione tradizionali (radio, televisione, telefono), sia per quelli nuovi (Internet, posta elettronica, cellulari).
Ma siamo sicuri che questa rivoluzione sia davvero globale? Forse il World Wide Web (espressione che ha dato vita alla sigla www), questa "ragnatela grande quanto il mondo" non è davvero mondiale; forse la "grande Rete" di Internet è un po’ sfilacciata, anzi, ha dei buchi enormi.
Tra le persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo, che costituiscono l’80% della popolazione mondiale, solo il 6% ha accesso a Internet. Questo significa che la maggioranza degli abitanti del pianeta risulta ancora esclusa dalla rivoluzione digitale.
I paesi più in ritardo rispetto alla diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono il continente asiatico, l’America Latina e soprattutto l’Africa che, pur rappresentando il 12% circa della popolazione mondiale, ha solo l’1% di utenti di Internet.
Per molti paesi del Terzo mondo, ancora alle prese con problemi legati alla mortalità infantile, all’analfabetismo, alla carenza di cibo e di elementari misure igienico-sanitarie, i bisogni più urgenti rimangono altri. Il processo di "digitalizzazione" è ancora privo di senso per oltre la metà della popolazione mondiale che non ha l’energia elettrica e che non ha mai fatto una telefonata.